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Channel: rete capri – Nuovo Cinema Locatelli
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8 film stasera in tv (mart. 9 luglio 2019, tv in chiaro)

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Il cammino per Santiago

Minority Report

Cliccare il link per la recensione di questo blog (alcune recensioni possono riferirsi a precedenti messe in onda).

Gli uomini, che mascalzoni… di Mario Camerini, Rete Capri (canale 122 dt), ore 21,00.
Il cammino per Santiago di Emilio Estevez, Rai 5, ore 21,15.
Tutta colpa del vulcano, Rai 3, ore 21,20.
Commedia francese con il divo Dany Boon che prende spunto dalla mitologica eruzione dell’impronunciabile (figuriamoci, si chiama Eyjafjallajökull) vulcano islandese: evento che bloccò il traffico aereo europeo per giorni. Ecco, si imagina che una coppia sull’orlo del divorzio sia costretta, causa aerei a terra per colpa dela nube vulcanica, ad attraversare insieme dalla Francia alla Grecia mezza Europa per raggiungere la figlia. Indovinate come andrà a finire. Nota: l’idea è stata riciclata nel film Un re allo sbando che tanto piacque qualche anno fa alla Mostra di Venezia.
Il nome del figlio di Francesca Archibugi, Rai Movie, ore 22,45.
Minority Report di Steven Spielberg, Paramount Channel, ore 22,55.
I miei primi 40 anni di Carlo Vanzina, Iris, ore 23,17.
Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli, Rai 3, ore 23,40.
Hitler contro Picasso e gli altri, Canale 5, ore 23,41.


Film stasera in tv: ACCADDE UNA NOTTE di Frank Capra (giov. 11 luglio 2019, tv in chiaro)

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Accadde una notte di Frank Capra, Rete Capri (canale 122 dt), ore 21,00. Giovedì 16 marzo 2017.
colbert014Ah signoria mia, quelle commedie di una volta. Non ci si stanca mai di meraviglie come Accadde una notte, annus mirabilis 1934, regia di Frank Capra. Lei viziata ereditiera percorre le strade dell’America della Grande Depressione (in Greyhound!) per sfuggire al padre e raggiungere l’ostacolato amore a Miami, lui giornalista scavezzacollo e indisciplinato la riconosce e la aiuta sperando nello scoop. Convivenza forzata tra i due con battibecchi, musi, bronci, riappacificazioni, insomma tutto il repertorio della guera dei sessi secondo la comedy di Hollywwod. Lui è Clark Gable, la miglior canaglia e faccia da schiaffi mai vista sullo schermo, lei è Claudette Colbert, femmina grintosa che si diceva fosse l’amante di Greta Garbo. Indimenticabili “le mura di Gerico”, il separé che i due tirano su alla bell’e meglio per dividere i letti quando sono costretti a dormire nella stessa camera. Mura che poi cadranno. Adorato e adottato subito dal pubblico, e pioggia di Oscar. Una delle tante variazioni del cinema sull’eterno archetipo della Bisbetica domata.

18 film stasera in tv (sab. 27 luglio 2019, tv in chiaro)

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Niente da dichiarare?

The Eye

Cliccare il link per leggere la scheda o recensione di questo blog (alcune schede si riferiscono a precedenti messe in onda.

Cinderella Man di Ron Howard, Rai 3, ore 20,30.
Boxing movie che riunisce nel 2005, dopo il gran successo di A beautiful mind, Russell Crowe e il regista Ron Howard. Un film ispirato alla storia del pugile James J. Braddock che nell’America della grande depressione partì dal niente per arrivare a essere campione del mondo dei mediomassimi. Una favola fatta realtà, che in questo film si traduce nel soprannome Cinderella man, Cenerentolo, dato dalle masse all’eroe-protagonista. Ron Howard e i suoi sceneggiatori non tacciono crudeltà e lati oscuri, come i due avversari uccisi sul ring da Braddock. Forse fu questo a decretare al box office l’insuccesso del film, che pure poteva contare su un Russell Crowe alll’apice della sua potenza divistica.
Bubù di Mauro Bolognini, Rai Storia, ore 21,09.
Un piano perfetto. Iris, ore 21,09.
L’uomo che volle farsi re di John Huston, Rai Movie, ore 21,10.
Closer di Mike Nichols, Paramount Channel, ore 21,10.
Ritorno al futuro di Robert Zemeckis, Italia 1, ore 21,15.
Silver City di John Sayles, 7Gold, ore 21,15.
Giallo politico del 2005 di uno dei padri del cinema indie, John Sayles.
Derailed – Punto d’impatto, Rai 4, ore 21,15.
A piedi nudi nel parco, la7d, ore 21,30.
Caccia a Ottobre Rosso, Nove, ore 21,30.
Celeberrimo action del 1990 con un monumentale Sean Connery quale comandante di un sottomarino sovietico in fuga. Il cui nome è, ovvio, Ottobre rosso.
Delta Force di Menahem Golan, Spike, ore 21,30.
Cult assoluto della serata. Action del produttore – qui anche regista – israeliano Menahem Golan, l’uomo che con la sua Cannon Film tra anni Settanta e Ottanta cercò di conquistare il mercato mondiale dei film popolari e di genere. Un gigante del cinema di intrattenimento, un personaggio romanzesco, bigger than life, che il festival di Locarno 2010 ha giustamente celebrato assegnandogli il premio Raimondo Rezzonico per il miglior produttore indipendente. Questo è uno dei suoi film di maggior successo. Delta Force è la squadra di specialisti che riesca a liberare gli ostaggi di un aereo dirottato da terroristi mediorientali. Cast incredibile: Chuck Norris, Lee Marvin e perfino Hanna Schygulla. Vento di passioni, Rai Movie, ore 23,15.
La storia di Agnes Browne di Anjelica Huston, Zelig tv, ore 23,20.
Niente da dichiarare?, Iris, ore 23,23.
Solo per chia ama come me Dany Boon e l’irresistibile macchina comica che è in grado di far esplodere. Qui la star francese del notevolissimo, a tratti geniale, Giù al Nord? ritorna ai piccolissimi scontri di civiltà, al culture clash che si innesca quando appartenenze diverse e diverse visioni del mondo vengono a collidere. Stavolta si tratta di un confronto-scontro a distanza ravvicinata tra una guardia di frontiera francese (Dany Boon) e un collega belga che i francesi li ha sempre poco amati (Benoȉt Poelvoorde, chi se no). A scatenarli è il giorno fatale in cui le frontiere all’interno dell’Unione europea vengono definitivamente abbattute. Ma si possono smantellare anche le barriere mentali? In chiave burlesca e di commedia molto, molto francese Niente da dichiarare? ci ricorda la complessità europea e la complicata reductio ad unum delle differenze.
The Eye dei fratelli Pang, Italia 2, ore 0,05.
Sammy Davis Jr. – I’ve gotta to be me, Rai 5, ore 0,24.
Sammy Davis chi? Ricordato da poichissimi, del tutto ignoto alle nuove e seminuove (o semiantiche) generazioni. Eppure negli anni Sessanta fu una star planetaria grazie soprattutto ai film girati con il Rat Packdi cui era parte integrante (per Rat Pack si intende il gruppo di amici e complici professionali composto da Frank Sinatra, Dean Martin, Peter Lawford, Angie Dickinson ecc.). Questo docu lo racconta dagli esordi sulla scena black di Harlem come cantante, attore, ballerino di tip tap, a Hillywood, agli spettacoli a Las Vgas e non solo come fantasista (così venivano malamente chiamate allora quelle figure di spettacolo di massimo eclettismo e molti talenti). Sammy Davis si è conquistato anche un posto mella storia del’integrazione per il suo matrimonio con la svedese e assai bionda May Britt, qundo ancora i matrimoni interetnici erano visti come un attentato all’ordine, anche di quello dello showbusiness.
Il fuoco della vendetta (Out of Furnace) di Scott Cooper, Paramount Channel, ore 1,00.
La sposa promessa, Rai Movie, ore 1,45.

Film stasera in tv: INFEDELMENTE TUA di Preston Sturges (lun. 19 agosto 2019, tv in chiaro)

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Infedelmente tua di Preston Sturges, Rete Capri (canale 122 dt), ore 21,00. Lunedì 18 agosto 2019.
Schermata 2017-01-28 alle 12.45.15Quentin Tarantino, in una delle sue non poche (e contraddittorie) liste dei migliori film di sempre, quella compilata nel 2008 per la rivista Empire, colloca Infedelmente tua al nono posto (al primo, per la cronaca, Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone). Per dire del credito di cui continua a godere questo film di uno dei grandi veri della commedia sofisticata, Preston Sturges. Anzi, della screwball comedy, quella pazzarella, svitata, con sconfinamenti nel surreale, e con dialoghi velocissimi e taglienti, tutte cose di cui Sturges era specialista. Unfaithfully Yours non fu un gran successo alla sua uscita nel 1948, al pubblico non piacque il suo lato dark, ma si sarebbe eonsolidato nel tempo come un classico. Protagonista un direttore d’orchestra (Rex Harrison), convinto che la moglie (la assai carnale Linda Darnell) lo tradisca, e deciso a vendicari di lei e del rivale. Mentre in un concerto dirige Rossini, Wagner e Chaikovsky immagina – in sintonia col mood di ogni brano musicale – tre diversi scenari di vendetta, una sequenza in cui l’iuronia cinica di Sturges raggiunge vette assolute. Di più meglio non rivelare, anche se il finale non è così difficile da intuire. Un capolavoro di raffinatezza e intelligenza inaudite, e oggi impensabili.

Film stasera in tv: ROULETTE di Michael Gordon (giov. 22 agosto 2019, tv in chiaro)

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Roulette (The Lady Gambles, 1949), Rete Capri (canale 122 digitale terrestre), ore 21,00, giovedì 22 agosto 2019.Illustrissimo titolo di un sottogenere del cinema noir, quello che ha per suo focus narrativo il gioco d’azzardo con relativa dipendenza. La matrice letteraria è naturalmente Il giocatore di Dostojevskij, da cui nel 1949 uno degli autori massimi del noir, Robert Siodmak, trae un adattamento in forma di cinema, Il grande peccatore, con un tormentatissimo Gregory Peck. E non a caso, e non senza grevità, la distribuzione ialiana ribattezzerà per le nostre sale La grande peccatrice il meraviglioso La baie des Anges di Jacques Demy, con una Jeanne Moreau in bianco e nero irrimediabilmente persa per la roulette di Montecarlo e altre case da gioco della Costa Azzurra. La Barbara Stanwyck al centro di questo Roulette (titolo originale: La signora gioca d’azzardo) la anticipa di qualche anno, fissando il prototipo della donna travolta dall’insana passione per il rouge-et-noir. Una qualunque casalinga di Chicago, Joan Booth, sposata a un reporter di nome David, si lascia contagiare dal rischiosissimo virus durante un soggiorno a Las Vegas, e sarà l’inizio, ovvio, di un discesa nell’abiezione. Dissiperà il patrimonio del marito, verrà aggredita e pestata a sangue sul marciapiede da orrendi ceffi. Finché intravederà, grazie all’amore mai del tutto perduto, quello che nei mélo e nelle cattive cronache giornalistiche viene detta la fine del tunnel. Parabola esemplarissima di un’anima persa, raccontata benissimo e col giusto senso della sciagura umana dal regista Michael Gordon. Il quale – siamo alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso – finirà di lì a poco vittima della macchina paranoide del maccartismo e, blacklisted, verrà radiato da Hollywood. Riemergendo solo un decennio dopo con una commedia della coppia Doris Day-Rock Hudson, Il letto racconta (ulteriore motivo per rivalutare e amare Doris Day).

Un grande film stasera in tv: FURIA di Fritz Lang (martedì 24 settembre 2019)

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Furia di Fritz Lang, Rete Capri (canale 122 dt), ore 21:00. Martedì 24 settembre 2019.
FuryLang4Il primo film americano – anno 1936 – di un Fritz Lang che si è lasciato alle spalle la grande stagione del cinema weimariano e se n’è fuggito dalla follia omicida su scala gigante del nazismo facendo prima tappa a Parigi e poi imbarcandosi per gli Stati Uniti. Comincia la sua lunga era hollywoodiana, dove, pur facendo i conti con codici e vincoli di un cinema prepotentemente volto al mercato e dominato da studios e relativi tycoon, cercherà di mantenersi fedele alla propria visione e vocazione. Riuscendoci spesso, a partire da questo Furia che riecheggia in alcuni momenti l’urlo della folla e la caccia all’uomo di M, il mostro di Düsseldorf. Anche se là il braccato era un colpevole, e qui un innocente. Lang sommerge di ombre e velature la vicenda ambiguizzando ove possibile, apre feritoie sull’inconscio individuale e collettivo e ci va dentro a indagare. Un uomo, un everyman, un brav’uomo qualunque (difatti ha la faccia di Spencer Tracy), mentre sta per raggiungere la fidanzata che ha appena cambiato città per lavoro, viene bloccato nel profondo midwest e scambiato, in base a labilissimi indizi, per il responsabile del sequesto di una bambina. Verrà preso e linciato. Ma incredibilmente sopravviverà e nell’ombra tramerà, da sopravvissuto clandestino, per portare a processo e far condannare i responsabili del linciaggio. Un film perfettamente langhiano nel suo scoperchiare follie e contagi psichici collettivi, nel suo non farsi illusione sulla bestialità appena nascosta sotto la civilizzazione, nel suo scrutare i demoni annidati dietro l’apparente normalità. Con Sylvia Sidney.

Torna stasera in tv l’indispensabile QUARTO POTERE di Orson Welles (giovedì 17 ottobre 2019, tv inchiaro)

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Quarto potere di Orson Welles, Rete Capri (canale 122 digitale terrestre), ore 21:00. Giovedì 17 ottobre 2019.
CitizenKaneChe dire di uno dei monumenti del cinema che non sia già sia stato detto e scritto? Di un film che per decenni è stato in testa a ogni referendum e sondaggio tra critici di ogni nazionalità, inevitabilmente piazzato al primo posto quale migliore di tutti i tempi? Poi, nel 2012, la perdita del trono, la cacciata dal paradiso, sorpassato stavolta nella classifica stilata ogni dieci anni dal britannico Sight & Sound (che è poi la pubblicazione di cinema del British Film Institute) da Vertigo/La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock. Il quale se fosse in vita se la riderebbe, dopo che quel suo film fu maltrattao dai recensori all’uscita, oltre che punito dal pubblico. Diciamo che oggi Hitch insieme a Ozu si porta nella critica internazionale più di Orson Welles, questione di mode, come sempre e dappertutto. E però Quarto potere resta sempre lì (spodestato,, ma pur sempre al secondo posto), e resta una svolta nella storia del cinema, titanico esordio alla regia e a Hollywood – siamo nel 1941 – del venticinquenne Orson Welles che però già si trucca e si invecchia per interpretare l’intero arco della vita del main character, il magnate dell’editoria Charles Foster Kane. In una voluta, ricercata, assaporata auodegradazione del corpo che lo accompagnerà sullo schermo e nella vita vera per sempre. Citizen Kane è la consacrazione e la salita al cielo degli autori massimi di Welles e insieme la sua condanna, perché dal quel capolavorissimo non si emanciperà mai più del tutto, e nonostante le meraviglie che in seguito infilerà da regista, per le masse resterà quello del suo primo film. Che impressiona ancora oggi per la potenza espressiva, per le esorbitanti invenzioni di regia e di costruzione narrativa (la linearità viene infranta per una assai moderna struttura a pezzi e a incastri con continui su e giù temporali), per la resa visuale che lascia tramortiti, tra un espressionismo e un barocco furiosmente rivisti e fatti propri, ridotti alla propria misura anzi dismisura, dal ragazzo prodigio Welles. Il quale nel libro-intervista di Henry Jaglom A pranzo con Orson (Adelphi: leggetelo, è formidabile oltre che assai gradevole) non la butta giù neanche dura, permettendosi dall’alto della sua gloria e immensità di minimizzare con grande classe. Dicendo – vado a memoria – che lui quando arriva a Hollywood per girare Citizen Kane non sa neanche cosa sia una macchina da presa e si inventa tutto al momento a seconda delle esigenze di lavorazione e dell’ispirazione o del capriccio. Ricordando quel set come una grande avventura di libertà. E ringrazia il direttore della fotografia Gregg Toland proclamandolo coautore a tutti gli effetti del film, il che è una professione di modestia da parte sua che mai ci si sarebbe aspettati, e che credo in pochi avrebbero avuto il coraggio di fare al posto suo. Così nasce un capolavoro, ovvecrossia abbastanza casualmente, sempre che si ci sia dietro il genio, ovvio, ché senza di quello non ce n’è. Quarto potere è la parabola esemplare di un imprenditore americano, della sua ascesa, del suo feroce narcisismo, della sua incapacità di vedere il mondo e ogni relazione umana se non attraverso la lente dell’espansione del potere e dei propri dollari. Tutto viene piegato alla volontà di potenza del superuomo Kane (che la vulgat vuole essere ispirato al magnate William Randolph Hearst, ma sarà vero?), solo che i propri deliri bisogna sempre pagarli, e Kane pagherà. Un modello per genrezioni successive di cineasti, si pensi solo a Il petroliere di Paul Thomas Anderson. Anche, utile per capire certe parabole americane extracinema, quella di Donald Trump per esempio. E la reggia di Kane Xanadu resta il prototipo di ogni palazzo del potere. Da vedere e rivedere e rivedere ancora. Un godimentto e una lezione di cinema.

Un classico del cinema stasera in tv: SANGUE E ARENA (dom. 20 ottobre 2019, tv in chiaro)

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Sangue e arena di Rouben Mamoulian (1941), Rete Capri (canale 122 dt), ore 21:00. Domenica 20 ottobre 2019.
Un melodramma della Golden Era hollywoodiana – siamo nell’anno 1941 – che dire fiammeggiante è dire poco. Uno di quei meravigliosi capolavori sospesi tra kitsch e sublime come ormai non si possono più  non dico realizzare, ma nemmeno immaginare. In una sfrenatissima Spagna gonfia di cliché – matador, flamenchi, olè, mantille, preghiere alla Madonna – ricostruita grazie a Dio senza il minimo pudore. Remake di uno dei silent movie che fecero di Rodolfo Valentino la leggenda che sappiamo, questo Sangue e arena vede alla regia l’armeno Rouben Mamoulian, uno dei tanti esuli dalla turbolenta Eropa che fecondarono con semi di inquietudine il cinema americano. Protagonista un Tyrone Power, sì, il padre di Romina, lanciato nel sistema stellare di Hollywood quale ennesima reincarnazione della sexy-icona del maschio latino. E che qui è un matador prima sconosciuto poi di immenso successo popolare oscillante tra due donne che sono archetipi di femminilità, la brava ragazza che lo ha sempre amato e che è diventata sua moglie e la maliarda che lo ha travolto. Sarà sacrificio sulla sabbia dell’arena, come vuole il crudele dio pagano della corrida. Indimenticabile Linda Darnell che prega disperata la Vergine Maria tra i guizzi di luce e le ombre dei ceri votivi, mentre un velo nero la ricopre. Rita Hayworth (che canta Verde luna) è la signora ricca e viziosa che porta alla perdizione il bravo ragazzo. Culto assoluto, e da settant’anni, mica da ieri. Attenzione: c’è anche Alla Nazimova, diva del muto, réfugée russa che lavorò tra cinema e teatro, amica delle due mogli di Rodolfo Valentino, officiante di uno dei circoli lesbici più celebri di Hollywood.


Film stasera in tv: L’UOMO LEOPARDO di Jacques Tourneur (martedì 29 ottobre 2019, tv in chiaro)

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L’uomo leopardo di Jacques Tourneur, Rete Capri (canale 122 dt), ore 21:00.
Dopo la mirabile retrospettiva che gli ha dedicato il Locarno Festival 2017, non si potrà più parlare di Jacques Tourneur come di un anonimo artigiano. E nemmeno come del regista di un solo grandissimo film, di un capolavoro per caso, Il bacio della pantera. La rassegna lo ha fatto riscoprire e rivivere attraverso le ombre dello schermo quale autore eclettico, svariante tra plurimi generi, ma sempre con un’impronta riconoscibile, quella di un cinema oscillante tra reale e oltre-reale, tra registrazione del reale e il reale percepito e soggettivamente distorto. Un cinema come magnificamente perso nelle sue strutturali doppiezze. L’uomo leopardo resta uno dei suoi film più celebri alludendo chiarissimamente nel titolo al precedente (di un solo anno) Il bacio della pantera. E lasciando pensare che anche stavolta si sia di fronte a una mutazione tra uomo e animale. Invece no, l’uomo leopardo è solo un’ombra, un’evocazione, un sospetto, un incubo fatto deliberatamente circolare dall’assassino per depistare, mentre la storia del film resta quello di un noir-horror in cui si cerca di far luce su alcune misteriose e truculentissime morti. C’è un leopardo, che poi è una pantera nera, fuggito da uno spettacolino, ci sono passioni e gelosie più pericolose del morso di una belva, ci sono inquietanti rituali collettivi. Tutto ambientato in un fiammeggiante Nuovo Messico in bianco e nero che molto deve all’espressionismo. Strepitose le sequenze notturne con il mostro in agguato.

Film-capolavoro stasera in tv: IL BACIO DELLA PANTERA di Jacques Tourneur (giovedì 31 ottobre 2019, tv in chiaro)

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Il bacio della pantera (Cat People) di Jacques Tourneur, 1942. Su Rete Capri (122 dt), ore 21,00. Giovedì 31 ottobre 2019.OC974691_P3001_240785
img_5363Nell’ultimo controverso, audacissimo Refn, The Neon Demon, un minaccioso felino compare ruggendo nel buio della stanza di motel della protagonista. Ed è un omaggio evidente a questo Il bacio della pantera, e anche al remake bellissimo quanto sfortunato che ne fece nei primi anni Ottanta Paul Schrader. Nel tempo il  film volutamente minore girato da Jacques Tourneur per la Rko, e volutamente di genere, è diventato un classico imprescindibile per generazioni di cinefili. E e a un paio di Locarno fa, dov’era in programmazione per la retrospettiva di Jacques Tourneur (magnifica: ma perché qualcuno tipo Oberdan non la porta a Milano?), critici ragazzini e critici sperimentati a tutto facevano la fila. Se la merita tutta, la devozione, essendo un esemplare sommo di cinema fantastico con immersioni nell’inconscio bestiale che sta in ogni umano. Inconscio di cui Cat People dà una rappresentazione insieme onirica, visionaria, delirante, e assolutamente realistica. E sempre spaventevole. America primi Quaranta. Una donna di nome Irena diventa l’ossessione d’amore di un probo uomo. È serba, e dietro di lei ci sono i fantasmi di un’antica, maledetta storia balcanica, quella di uomini e donne posseduti da un istinto selvaggio. Una donna che (forse) nasconde un’identità felina e ferina. Donna-pantera (forse). Donna che si trasforma (forse) in pantera con le conseguenze orrorifiche che si possono immaginare. Magnifiche le scene della bella a confronto con la bestia in gabbia. Così si è stabilito un caposaldo del cinema fantastico. Con Simone Simon, prestata dal cinema francese a quello hollywoodiano.

Un film fondamentale stasera in tv: LA SCALA A CHIOCCIOLA di Robert Siodmak (mercoledì 6 novembre 2019, tv in chiaro)

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La scala a chiocciola di Robert Siodmak (1946), Rete Capri (122 dt), ore 21,00. Mercoledì 6 novembre 2019.
Wallpaper-dorothy-mcguire-1721563-1024-768Uno dei film dell’incontro a Hollywood tra cinema e psicanalisi, uno dei vertici del genere insieme a Io ti salverò di Hitchcock, Dietro la porta chiusa di Fritz Lang e a Lo specchio scuro sempre di Robert Siodmak. Il quale non per niente veniva dal Centro Europa, migrante come tanti altri suoi colleghi sull’asse Berlino-Hollywood. Dunque per appartenenza, cultura, gusto, sensibilità, assai pronto a cogliere il messaggio freudiano e a immetterlo nel cinema-spettacolo. Ma qui Siodmak, originario di una famiglia ebraica di Dresda, omaggia esplicitamente – nell’uso intensivo e ipercontrastato del bianco e nero, delle inquadrature sghembe – la stagione del cinema espressionista tedesco, da cui mutua non solo le tecniche di ripresa, lo stile, la fotografia, ma anche il senso di desolazione e di angoscia di fronte a un’incombente, oscura minaccia. Siamo nell’America del primo Novecento. Helen, una ragazza che ha perso la parola dopo uno shock, lavora come badante presso una ricca e anziana signora. Un serial killer colpisce nella zona, prendendo di mira preferibilmente giovani donna con qualche problema fisico. Ovvio che Helen diventerà il suo obiettivo. Con una scena di paura memorabile in cui una scala a chiocciola si trasforma in allucinazione, e discesa verso l’abisso dei propri fantasmi e dell’inconscio. Un simbolismo potente pur nella sua basicità. Con Dorothy McGuire e Ethel Barrymore.

Torna stasera in tv un film assoluto: PAISÀ di Roberto Rossellini (venerdì 15 novembre 2019, tv in chiaro)

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Paisà di Roberto Rossellini, Rete Capri (anale 122 dt), ore 21:00. Venerdì 15 novembre 2019.Di quei film da storia del cinema, da cineteca, da cineforum-segue-dibattito anni ’60 (e oltre). Un monumento, ecco. Che conviene demonumentalizzare, guardare con occhio come dire ingenuo, come se su Paisà non si fosse depositata fin dal suo apparire, anno 1946, una quantità insostenibile di commenti, critiche, glosse, guide alla visione. Allora, abbandonarsi a Rossellini, al suo cinema incredibilmente, quasi fantasmagoricamente respirante insieme al reale, insieme all’oggetto rappresentato e inquadrato. Realismo, neorealismo nel senso più primario e perfino ovvio. Registrazione senza apparenti filtri, senza apparente messa in scena (e qui sta la maestria) di ciò che succede dando l’illusione della presa diretta documentaristica. Cattura del soffio vitale. Sei episodi a raccontare l’avanzata da Sud a Nord degli alleati, dalla Sicilia alla Padania, erodendo man mano il territorio sotto controllo di tedeschi e repubblichini. Quasi un instant movie, con la restituzione nitida e precisissima di un’Italia ancora segnata, ancora in macerie, ancora sotto trauma, ancora stordita tra fine del fascismo, sconfitta in guerra, e un nemico diventata di colpo amico (con quante ambiguità? dopo quali giravolte?) e ingombrante presenza occupante con cui fare i conti. Instant movie che però è già, nonostante l’adesione impressionante al cosiddetto reale, sguardo distaccato da storico. Film enorme, film di un’epoca, di un mondo finito in cerca di un ricominciamento. Una lezione di cinema cui guardò il mondo intero, dove Rossellini perfezionò il modo di girare sperimentato in Roma città aperta. Impressiona, oggi, la solida trama narrativa, lo storytelling nascosti dietro le maniere documentaristiche. Film naturale e insieme costruitissimo, strutturatissimo nella messa a punto dei sei episodi. Con sconfinamenti e derive, che peraltro erano già in Roma città aperta, nel melodramma (l’episodio sicialiano, e quello napoletano, e soprattutto quello romano). Restano impressi il ragazzino-truffatore a Napoli e la sua vittima, quel soldato di colore gigantesco dispensatore di cioccolato. La ‘segnorina’ romana, ragazza di buona famiglia diventata prostituta per gli americani. Quei cartelli con la scritta ‘partigiani’ affioranti dai corpi buttati nelle acque semipaludose del delta del Po nell’episodio terminale. La battaglia di Firenze, con l’Arno a dividere la parte sud già liberata dagli americani e la parte nord ancora in mano ai tedeschi, con quei passaggi segreti attraverso la galleria degli Uffizi, e il complesso sistema per comunicare con i partigiani dall’altra parte, e di mezzo pure una storia d’amore (il melodramma di cui sopra, appunto). Episodio nel quale alcune scene son state girate, stando alla vulgata, da Federico Fellini, assistente di Rossellini e coautore della sceneggiatura. L’Italia in macerie quasi in diretta. Film che ha contribuito potentemente al mito di fondazione della nuova Italia postbellica come paese nato dalla resistenza antifascista. Il che è bello e fa da toccasana all’orgoglio nazionale, alla malferma identità nazionale, ma mette in ombra le collusioni tra popolo e regime di un ventennio, e l’accettazione del regime da parte di molti italiani. Ma questa è, letteralmente, un’altra storia.

Il film imperdibile stasera in tv: ODIO IMPLACABILE di Edward Dmytryk (giovedì 21 novembre 2019)

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Odio implacabile di Edward Dmytryk, Rete Capri (122 dt), ore 21,00. Giovedì 21 novembre 2019.
mitchum1still-of-robert-mitchum-in-crossfire-(1947)-large-pictureDa vedere, ma per davvero. Film americano del 1947 celebrato e molto premiato (pure a Cannes, ed era solo la seconda edizione del festival) firmato Edward Dmytryk che ibrida il noir di marca Rko con i germi del realismo inoculato nel cinema Usa e mondiale dalle esperienze rosselliniane. Film capitale, perché prende di petto un tema ultrasensibile – allora, e oggi più che mai – come l’antisemitismo, trattandolo nella forma e nei modi del racconto cinematografico ad alta suspense. Sì, antisemitismo piaga anche di quell’America anni Quaranta ultrademocratica dove la presenza ebraica, alimentata ai primi del Novecento dalla grande fuga dai pogrom della Russia zarista, era assai cospicua (e basti leggere il fondamentale Il complotto contro l’America di Philip Roth per rendersi conto di quanto fosse radicato negli Usa il pregiudizio antiebraico). Un uomo di nome Joseph Samuels vien trovato ammazzato a casa sua. Chi è stato? E perché è stato ucciso? La polizia indaga, e subito l’attenzione si focalizza su tre freschi reduci di guerra con cui la vittima quella notte si era intrattenuta in un bar. Si sospetta di uno dei tre, ma un amico ne prende le difese assicurando la propria collaborazione alla polizia perché il vero colpevole venga scoperto. Edward Dmytryck conduce la narrazione con mano fermissima e un solido senso della messinsena e dello spettacolo. Da rivalutare. Interessante ricordare come nel libro da cui il film è tratto (scritto da quel Richard Brooks che a sua volta si darà alla regia cinematografica con cose notevolissime) la vittima fosse un omosessuale, solo che allora il codice Hays non permetteva, e lo si trasformò in israelita. Con Robert Mitchum, Robert Ryan, e Robert Young. Più Gloria Grahame.

Il film imperdibile stasera in tv: BELLISSIMA di Luchino Visconti (domenica 8 dicembre 2019, tv in chiaro)

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Bellissima, Rete Capri (canale 122 dt), ore 21:00. Domenica 8 dicembre 2019.
Bellissima-ViscontiApprofittare di questo passaggio televisivo per dare p riodare un’occhiata a uno dei (molti) capolavori di Luchino Visconti. Di quei film che è obbligatorio vedere almeno una volta nella vita e che nella carriera del suo autore fa da cerniera tra il periodo neorealista (anche se lui non lo è mai stato davvero, non almeno nel senso rosselliniano e desica-zavattiniano) e quello dei melodrammi del periodo maturo. Il conte rosso, rara avis di gentiluomo aristocrativo italiano comunista, incontra – siamo nel 1951 – Anna Magnani, già immergendo il suo realismo in un mélo social-familiare che di lì a qualche anno si sarebbe espanso a ulteriori capolavori (Senso, ecc.).
In un annuncio si cerca una bambina per una parte a Cinecittà. La popolana Maddalena sogna per la piccola figlia il benessere e la fama che non ha potuto avere, e in quel casting vede finalmente la possibilità del riscatto sociale. Incontrerà un tizio che, spacciandosi per molto ammaniccato con la produzione, finirà con l’illuderla e truffarla. La scena di Maddalena che incita la figlia a farsi valere durante il provino davanti a Alessandro Blasetti è di quelle che non ti levi più dalla memoria. Mamma Magnani in una delle sue interpretazioni da peso massimo della storia del cinema. Walter Chiari è il traffichino impostore. Profetico, con dentro già tutta quella società dello spettacolo, quel feticismo della celebrità in cui siamo immersi e imprigionati oggi. Vederlo, e provare a pensare ai talent, ai vari reality, a Instagram, agli influencer.

Il film imperdibile stasera in tv: LA REGINA D’AFRICA di John Huston (mercoledì 11 dicembre 2019, tv in chiaro)

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La regina d’Africa di John Hustin (1951). Rete Capri (canale 122 dt), ore 21:00, mercoledì 11 dicembre 2019.
The African Queen è ilnome di una barca che, risalendo un fiume molto somigliante a quello del Cuore di tenebra conradiano, raggiunge i più remori vilaggi interni del Tanganika. Che, al tempo in cui si svolge quanto vediamo – è il 1914, mentre l’Europa sta collassando nella Grande Guerra -, è ancora parte delle colonie tedesche dell’Africa orientale. Al comando della Regina d’Africa il canadese Charlie, disilluso, burbero, assai attratto dall’alcol, finito da quelle parti per chissà quali motivi, che tra i suoim clienti da rifornire ha anche due missionari metodisti inglesi, un fratello e una sorella. Finché la guerra arriverà anche lì, i tedeschi distruggeranno il villaggio dei due missionari, solo lei, Rose, sopravviverà. E sarà Charlie, imbarcandola sul suo boat, a cercare di portarla fuori dalla zona di pericolo. Ma la combattiva Rose ha un obiettivo,raggiumgere il grande lago in cui staziona una nave da guerra del nemico tedesco e distruggerla.
Ecco, mi chiedo oggi chi possa decodificare il complicatissimo sfondo storico in cui si muove il film e ne è il propellente primo (la prima guerra mondiale? in Africa? i tedeschi in Africa?), il dispositivo narrativ. Di scuro resta accessibile e massimamente godibile la vicenda che da quelle premesse si dipana, la inizialmente impossibile coabitazione tra il rude Charlie e la zitellesca, rigorosissima, inscalfibile Rose: tutto li separa, educazione, modi, valori primi di rierimento, creando battibecchi, mugugni, scontri a ripetizione. Dialoghi mirabili e scintillanti, una Bisbetica domata su un lontano fiume africano con i due protagonisti stretti sulla stessa barca (e indovinate come andrà a finire). Intorno la natura bella e ostile, sullo sfondo i cattivi tedeschi (il film, del 1951, punta parecchio sullìuso e abuso del cliché del cattivo tedesco cattivo, sfruttando abilmente la scia e la memoria dell’allora, al tempo del making del film intendo, fresca seconda guerra mondiale). E poi loro due, Humphrey Bgart e Katharine Hpebirn, due leggende qui al loro vertice, in un duello memorabile. Per lui fu Oscar, per lei solo nomination. Alla regia John Huston, che sfruttò la location (in Congo, non in Tanganika) per darsi al suo sport preferito, la caccia, anzi, come si diceva allora, la caccia grossa. Fu un set travagliato, ma ne srebbe uscito un film di giganti che ancora oggi seduce.


Film stasera in tv: LA COSA DA UN ALTRO MONDO (giovedì 12 dicembre 2019, tv in chiaro)

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La cosa da un altro mondo, Rete Capri (canale 122 dit), ore 21:00. Giovedì 12 dicembre 2019.Uno di quei sci-fi poveristici ma di grande carica inventiva e innovativa degli anni Cinquanta che sarebbero presto diventati dei classici, e modelli di riferimento per tutto il cinema di genere successivo. Del 1951, questo è ufficialmente firmato da Christian Nyby, ma è certo che ci sia la mano di quel maestro di molti generi (western, commedia e altro) che fu Howard Hawks. Anche in La cosa da un altro mondo, come in molti film Usa coevi, c’è una minaccia da un misterioso altrove, forse a metaforizzare il rosso epsansionismo sovietico. Forse: perché non esagererei nella lettura psico-politica di quel cinema della guerra fredda. Tutto comincia tra i ghiacci dell’Alaska, dove alcuni scienziati scoprono una nave spaziale con all’interno una creatura congelata. Quando l’alieno riprenderà vita saranno guai e il pericolo rischierà di propagarsi fino a mettere in gioco la sopravvivenza di tutti. Quella cosa arrivata tra i ghiacci verrà rifatta, coscienziosamente remakizzata, da John Carpenter nei primi anni Ottanta, e ne sarebbe uscito il capolavoro del sci-fi e del fantastico che si chiama La cosa (leggete nel da poco edito in Italia Bianco cosa ne scrive Bret Easton Ellis, pgg. 21-22). Ma il mostro di questo seminale film del 1951 figlierà anche altre creature cinematografiche, da Alien fino a Prometheus. Perciò fondamentale.

Il film imperdibile stasera in tv: L’AVVENTURIERO DI MACAO di Josef von Sternberg (giovedì 19 dicembre 2019, tv in chiaro)

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L’avventuriero di Macao, Rete Capri (canale 122 dt), ore 21:00. Giovedì 19 dicembre 2019.
Macao-22813_4Uno dei film più belli di questa decade, L’ultima volta che vidi Macao dei portoghesi João Rui Guerra da Mata e João Pedro Rodrigues, è un esplicito, dichiarato omaggio a Josef von Sternberg e a questo suo L’avventuriero di Macao. Tanto da aprirsi con un trans che rifà la performance canora di Jane Russell di quel von Sternberg-movie. Bianco e nero del 1952, è una delle opere terminali del suo regista, ormai lontano dai fasti della collaborazione prima tedesca poi americana con la sua diva-totem Marlene Dietrich. Ma gli amori, le avventure che si incrociano in quel non luogo aperto a ogni gente e ogni flusso di esperienze che è la (ex) colonia portoghese in Cina, hanno tutta l’ambiguità weimeriana e mitteleuropea delle sue cose migliori. Un vagabondo americano senza tetto né legge approda in quella metropoli-crocevia, con la stessa nave in cui viaggia la sciantosa Julie. Tutti e due avranno a che fare con la malavita locale, ovviamente si innamoreranno, ma dovranno, insieme e singolarmnte, combattere su più fronti. Jane Russell in tutta la sua prorompente carnalità, curve che sarebbero state superate di lì a poco solo da quelle di Jayne Mansfield. Lui è Robert Mitchum. Prodotto ovviamente da Howard Hughes, il produttore che si autorecluse dal mondo rievocato in The Aviator di Scorsese, il quale di Jane Russell era l’amante. Culto. Culto vero. Attenzione, in un ruolo laterale c’è Gloria Grahame.

Film stasera in tv: TRAMONTO con Bette Davis (venerdì 10 gennio 2020)

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Tramonto (Dark Victory) di Edmund Goulding, Rete Capri (canale 122 dt), ore 21:00.
Gran melodramma del 1939 con l’allora regina indiscussa del genere, Bette Davis, quale brillante ereditiere che, per via di una grave malattia, è destinata alla cecità e poi alla morte. Ma il chirurgo che l’ha operata al cervello le nasconde la verità. Mentre lei si innamora di lui: ricambiata. Eros balla con Thanatos. Passione e malattia, un binomio che qui trova la sua codificazione narrativa e che ritornerà molte volte nella storia di Hollywood. Solo un titolo: Love Story. Acca to a Davis, George Brent e un Humphrey Bogart non ancora nella leggenda.

Film stasera in tv: OMBRE MALESI di William Wyler (martedì 14 gennaio 2020)

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Ombre malesi di William Wyler, Rete Capri (canale 122 dt), ore 21:00.
theleter-2william+wyler-the+letter_bette+davis_03Melodramma in nero di quelli che non si fanno più, non si possono più fare – che volete, son cambiati i tempi e pure la sensibilità collettiva -, e che hanno contribuito alla grandezza di Hollywood come pochi. Con al centro la stella assoluta del genere, almeno in quegli anni (il film è del 1940), ovvero Bette Davis, i suoi grandi e inconfondibili occhi, la sua bocca sempre ambiguamente e aristocraticamente piegata. Ambiguissimo personaggio è quello che interpreta in Ombre malesi, film diretto da uno dei molti viaggiatori (unidirezionali) sull’asse Berlino-Hollywood, il disincantato William Wyler. Tratto da un libro e poi da un play di Somerset Maugham, si colloca in ambienti colonial-imperial-britannici come molte cose scritte Maugham, uno capace come pochi di escogitare intrighi e di immettervi veleni e doppiezze di ogni tipo. Leslie è la moglie di un proprietario inglese di piantagioni di caucciù laggiù in Malesia, a Singapore. Un giorno spara a un amico di famiglia e lo ammazza. Mi voleva violentare, mi sono dovuta difendere, proclama lei. Ma scopriremo che poco prima lei aveva scritto una lettera alla vittima, che dunque tra i due c’era qualcosa, che il delitto potrebbe essere stato, per un qualche motivo, da lei premeditato. Il film è la narrazione di come far emergere la colpa di Leslie, e di come passare dal sospetto alla prova. Una meraviglia che arriva direttamente dalla Golden Age di Hollywood e ce ne porta tutto il sapore. Un mucchio di candidature all’Oscar, e per Bette Davis fu la quarta. Herbert Marshall è il marito.

Film-capolavoro stasera in tv: FURORE di John Ford (giovedì 16 gennaio 2020)

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Furore di John Ford, Rete Capri (canale 122 digitale terrestre), ore 21:00. Giovedì 16 gennaio 2020.
Per immergersi nel fango e nella polvere del reale il cinema non ha aspettato la rivoluzione neorealista italiana (la cui novità e rottura epocale è consistita semmai nell’uscire dagli studios, nel buttarsi per strada, letteralmente, non certo nel raccontare il mondo, ché quello lo si era sempre fatto). Tra gli esempi illustrissimi questo hollywoodiano Furore, anno 1940, diretto da uno dei titani del cinema, John Ford, e tratto dall’omonimo romanzo che non è esagerato dire epocale di John Steinbeck (in originale The Grapes of Wrath). Ronanzo che andava a raccontare senza filtri né bellurie, e con parcipazione verso i suoi sventurati protgionisti, gli effetti sulle esistenze del proletariato americano della grande depressione innescata dal crollo di Wall Street del 1929. Disoccupazione, fallimenti, miseria endemica, unpaese prostrato. John Ford mette in immagini quell’epopea tragica e la adatta al peculiare linguaggio del cinema traendone un film possente che ancora oggi travolge ogni nostra resistenza. E che resta anche un’utile ricostruziuone in forma narrativizzata di una delle più disperate pagine di storia del Novecento.
Un giovane uomo, Tom Joad, dopo essere uscito di di prigione cerca di raggiungere i parenti in Oklahoma. Scoprira che la fattoria di famiglia è stata espropriata dalle banche, come è successo ad altri coltivatori-allevatori. Ritroverà i suoi familiari e con loro, su un camioncino, si metterà letteralmente on the road, sulla mitica Route 66. Meta la California, favoleggiata come terra del benessere e della fine della miseria. Ma sarà un viaggio irto di ostacoli, delusioni e lutti. La fame si porterà via i più deboli, gli Joads troveranno lungo il tragitto altre orde di disperati, mentre tutt’intono sembra che il mondo sia stato travolto dall’apocalisse. Se è lecito un qualche accenno autobiografico: uno dei film che più mi hanno sconvolto (lo vidi da ragazzino sulla Rai e mi sembrò un insostenibile racconto dell’orrore). Con un Henry Fonda dagli occhi più che mai tersi. Fotografia di Gregg Toland, maestro di luci e ombre, lo stesso per capirci di Citizen Kane. Un film assolutamente da vedere, anche se ormai finito nel cono d’ombra e dimenticato-rimosso dalle nuove e seminuove generazioni di critici e cinefili.

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